INNOVA PER GLI ENTI

“Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito”.

(Antoine de Saint-Exupéry, Cittadella)

La valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale di un territorio può solo avvenire attraverso un’adeguata ricognizione, a livello locale e globale, della presenza e distribuzione territoriale del patrimonio ed allo studio dei fattori che ne determinano il degrado. Il complesso processo scientifico che ne consente l’identificazione, unitamente all’individuazione dei rimedi che ne consentano il reinserimento nel circuito produttivo, è affrontato, nell’ambito delle attività del Centro, con metodologie e tecniche di misura, analisi e restauro che coprono un ampio spettro di discipline e si avvalgono della sinergia multidisciplinare di molti settori della ricerca applicata. Questo aspetto si affianca ed interagisce in maniera sinergica con il complesso delle attività di carattere progettuale ed architettonico e con quelle ad orientamento umanistico e artistico.

L’obiettivo generale è sviluppare strumenti, metodi e modelli per assistere il decision making nella valorizzazione sostenibile e nell’integrazione del patrimonio ambientale e culturale.

Gli interventi che fanno capo all’area della Diagnostica sono rivolte all’individuazione dei reperti archeologici, al rilevamento delle risorse ambientali ed all’analisi e diagnosi dello stato di conservazione dei beni ambientali e culturali, ai fini del recupero e restauro mediante metodologie e tecnologie fisiche, chimiche, mineralogiche, petrografiche, geofisiche, geologiche, geomorfologiche, pedologiche, paleontologiche, botaniche ed ecologiche, della tecnologia dei materiali sia naturali che artificiali, architettoniche – con specifico riferimento alla storia dell’architettura ed al restauro-e strutturistiche con specifico riferimento alle strutture lignee ed a quelle murarie.

Gli interventi sui beni ambientali e culturali hanno reali ricadute pratiche se lo scienziato e il tecnico lavorano fianco a fianco con il restauratore, lo storico dell’arte, l’archeologo, l’urbanista, l’operatore ambientale, che pongano precisi quesiti e problemi e trasmettano, inoltre, la loro cultura specifica. D’altra parte è importante che questi ultimi abbiano una cultura scientifica tale da far loro comprendere e apprezzare le potenzialità delle indagini proposte. L’innovazione derivante dallo sviluppo di metodologie d’indagine originali e dall’adattamento di tecnologie consolidate alle peculiarità delle esigenze del settore dei beni ambientali e culturali, con particolare riferimento alla non invasività e alla portabilità, costituisce quindi, da un lato, parte integrante degli interventi e, dall’altro, una fonte di importanti ricadute tecnologiche anche in altri settori.

Gli interventi proposti  sono costituiti da:

  • Caratterizzazione dei materiali costitutivi delle opere d’arte e studio delle tecniche artistiche
  • Studio delle cause e dei meccanismi del degrado
  • Analisi e controllo dei materiali e delle tecniche d’intervento
  • Studi di caratterizzazione ambientale
  • Sviluppo di apparecchiature prototipo e modelli a carattere diagnostico
  • Sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie di restauro

Le attività dell’Area Conservazione e Valorizzazione sono principalmente  finalizzate all’esame dei beni immobili e dei sistemi territoriali e sono condotte attraverso lo sviluppo di metodi e strumenti per lo studio dell’ambiente costruito e del suo contesto naturale; prevedono preliminarmente il monitoraggio dei beni esistenti e di quelli potenziali in un territorio, con produzione di carte tematiche e data-base, organizzazione di  interventi, sia in situ sia ex situ,   miranti al recupero e miglioramento dei beni in stato di degrado o suscettibili di future alterazioni.

I programmi relativi alla Valorizzazione sono principalmente  rivolti a studiosi ed autorità pubbliche preposte alla salvaguardia dei Beni. Particolare attenzione è rivolta alla Valorizzazione come presupposto di una corretta, sostenibile ed economicamente valida Fruizione. I Beni da  conservare e valorizzare sono rappresentati   da  Beni Immobili  quali il costruito storico e archeologico e l’insieme dei Beni naturali, inquadrati tutti nei loro contesti territoriali.

A livello metodologico sono messe in atto procedure e progettazioni integrate con tecnologie innovative per il recupero sostenibile di tutti i tipi di Beni.

Le competenze coinvolte sono  rappresentate da esperti nei settori dell’archeologia, architettura, botanica, ingegneria, scienze della terra, storia, veterinaria, zoologia. Sebbene tradizionalmente eterogenee, tali competenze si rendono indispensabili per raggiungere gli obiettivi sopra illustrati. Le potenziali difficoltà di coordinamento, o le “barriere interdisciplinari”, sono superate seguendo una logica nuova, impostata sulla volontà di perseguire fini comuni di ampio respiro ed importanti per la comunità, piuttosto che la logica tradizionale dettata dalle esigenze di una singola area culturale o condizionata dalle metodologie specifiche adottate da ciascun settore.

Così, ad esempio, nel lavoro di pianificazione del territorio si utilizzano anche i dati forniti parallelamente dai geologi e negli interventi sul verde e sulla fauna si tengono nel debito conto i “costruiti” che occupano gli habitat naturali indagati. Queste veloci esemplificazioni giustificano l’accorpamento di competenze tanto eterogenee e al tempo stesso ne testimoniano l’utilità.

Infine, relativamente alla Promozione e Fruizione, si deve fare una premessa. La preservazione della memoria è stata, nel passato, incentrata esclusivamente sull’estendere la longevità e la durata del supporto dell’informazione o sul ricopiarla su supporti fisici più durevoli. Sarà invece seguito un nuovo paradigma di preservazione della memoria, che si focalizza meno sui supporti fisici d’archiviazione e più sull’accesso all’informazione. Un fattore chiave nella nascita di questo paradigma di preservazione della memoria è dato dal fatto che gli oggetti e le testimonianze della storia e della cultura sono racchiusi in numerosi e importanti musei, archivi e fondi appartenenti sia ad amministrazioni pubbliche che private. L’estesa diffusione nel paese di questi luoghi di conservazione rende difficile la formulazione di un’offerta unitaria per la fruizione dei beni culturali.

È impensabile, comunque, unificare i beni in un numero limitato di luoghi specializzati non fosse altro perché sarebbe difficile organizzare gli stessi materiali. Si fisserebbero, ad esempio, i percorsi culturali di fruizione dei beni. Per la costituzione di un sistema globale di conservazione della memoria è necessario pensare a un’articolazione e cooperazione di soggetti, forze e competenze.

Questo nuovo paradigma per la preservazione della memoria elettronica che tiene conto del fatto che l’informazione (digitale) deve essere identificabile, leggibile e ricuperabile, cioè deve essere possibile, per gli utenti, non solo distinguere gli oggetti dell’informazione ma anche disporre dei relativi contesti d’interpretazione. Deve essere anche possibile fruire quest’informazione con strumenti differenti da quelli di produzione, fruizione che deve permanere nel tempo e quindi superare il ciclo di vita degli strumenti utilizzati per crearla. Tradizionalmente si sostiene che i documenti creati seguendo dei procedimenti standard e conservati nel loro contesto d’uso hanno caratteristiche di attendibilità. Poiché le tecnologie dell’informazione rendono relativamente semplice l’alterazione dell’informazione si ha che i documenti elettronici non esistono come entità fisiche e, quindi, dobbiamo fare affidamento sui metadati e sul software per assicurare la preservazione del loro contesto di creazione ed utilizzo. Infine, deve essere possibile accedere all’informazione sul bene culturale ed ambientale ovunque questa sia localizzata.

Le moderne tecnologie multimediali e telematiche possono essere fruttuosamente utilizzate per la realizzazione di un sistema informativo per la memoria elettronica che metta in relazione oggetti che esistono ma che non sono fruibili se non separatamente. Un simile sistema rappresenta un sistema di memoria storica disponibile ad un vasto pubblico dove la virtualizzazione e l’ipertestualizzazione vengono intese come estrinsecazioni delle potenzialità insite nell’informazione riguardante i beni culturali, e in tale contesto l’utente avrebbe il ruolo di soggetto mediatore di questo processo di estrinsecazione. A questo scopo appare ragionevole definire degli ambiti di cooperazione per lo scambio delle informazioni che preservino competenze ed autonomie dei diversi soggetti. In altre parole, si definiscono aree funzionali autonome e si delimitano gli aspetti di cooperazione, per cui il sistema di memoria elettronico è fisicamente distribuito ma cooperante a livello di funzionamento globale e rispettoso delle autonomie gestionali delle singole entità partecipanti.

Le attività di ricerca e sviluppo di quest’area sono orientate alla verifica sul campo della possibilità di far convergere le varie metodologie e tecnologie informatiche in uno scenario complesso come può essere la promozione dell’identità culturale di un’area geografica. È evidente che le metodologie e tecnologie sviluppate riguardano più sistemi di codifica (più media) ma sono anche organizzate su più livelli di rappresentazione in modo da garantire sia la loro integrazione sia lo sviluppo di più modalità di accesso.

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A solo titolo di esempio di collaborazione con un ente pubblico si citano le indagini diagnostiche sulla Chiesa S. Maria Piedigrotta – Pizzo Calabro (VV), Finanziate dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico della Calabria – Cosenza.

La piccola chiesa rupestre completamente scavata nella roccia tufacea intitolata

 alla Madonna di Piedigrotta, nota per l’autenticità non convenzionale e la singolare posizione,  ai piedi dello sperone roccioso su cui è arroccata la cittadina di Pizzo Calabro, è stata oggetto di indagini diagnostiche svolte da diversi gruppi di ricerca della rete INNOVA, che, integrando le proprie competenze, hanno svolto le seguenti attività:

 

  • Cronologia della fabbrica e indagini sulle strutture architettoniche. In particolare sono state effettuate ricerche storiche per evidenziare le fasi evolutive e la cronologia degli interventi sul bene, rilievi architettonici di precisione mediante 3D laser scanner per la restituzione in scala di prospetti, piante etc. al fine di evidenziare lo stato delle strutture e definire fenomeni di cedimento.
  • Indagini idrogeologiche e caratterizzazione mineralogico-petrografica dei materiali e delle pitture.Analisi del degrado chimico e caratterizzazione dei materiali di restauro. In particolare è stata effettuata analisi petrografica in microscopia ottica su sezione sottile, preparazione della sezione sottile, osservazione della sezione sottile di campioni di materiali litoidi e dei prodotti del degrado chimico e dei materiali di restauro. Al fine di determinare la composizione mineralogica dei campioni analizzati, gli stessi sono stati sottoposti ad analisi in diffrattometria RX su polveri, sia su campioni di roccia non alterata, sia sui prodotti del degrado chimico e dei materiali di restauro, per lo studio dei processi di degrado e la caratterizzazione dei materiali utilizzati per gli interventi di restauro realizzati nel tempo. Sono state altresì effettuate determinazioni di assorbimento superficiale e analisi in porosimetria a mercurio.
  • Analisi del degrado biologico e indicazioni sui metodi di eliminazione degli agenti biodeteriogeni. In particolare è stato eseguito l’esame dei componenti biotici (organismi viventi) ed abiotici (materiali inorganici) delle incrostazioni, l’individuazione delle cause che determinano le incrostazioni, il riconoscimento e la classificazione (determinazione tassonomica) dei microrganismi incrostanti, e sono stati proposti interventi miranti sia alla eliminazione degli organismi incrostanti sia alla prevenzione della loro formazione.
  • Analisi ambientale: studio del microclima che caratterizza il monumento. Sono stati installati sensori per la misura delle temperature, dell’umidità, dell’aria, dell’illuminamento, della direzione e velocità del vento, della velocità dell’aria all’interno del monumento.